giovedì 11 settembre 2014

Allattamento: le mie storie

Immagine tratta da: www.donnamoderna.com


Durante la mia vita ho sempre pensato che avrei allattato al seno i miei figli. Sono nata negli anni '70 e tutti i miei amici e conoscenti coetanei sono stati allattati con il biberon. Tutti tranne me e mio fratello: mia madre è l'unica che conosco ad aver voluto fortemente allattare al seno, tanto da inseguire le infermiere del nido per evitare che ci dessero giunte.
Siamo cresciuti come due neonati mangioni e dormiglioni, e io, da adulta, pensavo che anche i miei figli sarebbero stati così.
Pensando a dove partorire mi scelsi un ospedale abbastanza rinomato per il sostegno all’allattamento al seno, sicura di poter trovare un aiuto adeguato per l’inizio di questa avventura.
 
Quando nacque la prima bibinda fu un fulmine a ciel sereno: una gravidanza perfetta, nessun problema...e la rottura delle acque in piena notte, con parto spontaneo a 34 settimane di gravidanza. Era troppo piccola per riuscire ad attaccarsi e quindi le infermiere mi spiegarono l’importanza di stimolare il seno per favorire la montata lattea, oltre che aiutarmi a provare ad attaccare la bambina in ogni occasione . Così feci: ore al tiralatte (prima in ospedale e poi a casa) e continui tentativi con ogni metodo: dal biberon con tettarella adatta a utilizzo del sondino con il dito…ogni pasto o quasi era una lotta con la bimba. La cosa andò avanti per due mesi, ma niente, lei non si attaccava. Il mio morale era a terra: alcune mie amiche avevano i loro bebè e allattavano senza il minimo problema; desideravo solo allattare e invece non potevo farlo. Persi del tutto le speranze quando l’infermiera del consultorio, dopo parecchio tempo, capì che ormai la bambina non avrebbe più ciucciato perché metteva male la lingua. A quel punto mi misi il cuore in pace, continuai a tirare il latte finchè ne veniva e ad un certo punto smisi. Mi ripromisi quindi di fare tutto il possibile per allattare il prossimo figlio.
 
Ovviamente la seconda gravidanza andò benissimo; mille precauzioni per non rifare un parto prematuro e la seconda bibinda nacque a 38 settimane. Pensai di essere a posto ma anche questa volta mi sbagliavo: non voleva la tetta, girava la testa e non apriva la bocca. Tre settimane di tentativi, tirare il latte per non perderlo, biberon, ma alla fine si attaccò! Ero felicissima, pensavo che da lì in poi sarebbe stata tutta in discesa. Avevo in testa i discorsi di mia madre: io da piccola che mangiavo e dormivo, le pause ogni tre ore, il bebè che dorme tra un pasto e l’altro…e invece no: tetta a tutte le ore, mai un orario, urli e pianti che non sapevo interpretare....l’estate a casa dei miei e mia madre che continuava a dirmi che non mangiava abbastanza,  che era impossibile che volesse la tetta così spesso e dormisse così poco e di darle una giunta...insomma, uno stress infinito e liti continue. Per fortuna avevo il sostegno di mio marito, che però con l’allattamento poteva fare ben poco. Ero così stressata che quell'estate mi presi la "bocca-mani-piedi" senza contagiare le bimbe! In ogni caso a furia di tener duro riuscii ad allattare per 14 mesi. Certo a 6 mesi iniziai lo svezzamento, ma la bambina amava la mia tetta…non potevo togliergliela! Piano piano divenne più regolare e alla fine lei stessa rifiutò quell’ultima ciucciata serale che faceva. E così smisi.
 
Ora sono in ballo con il piccolo: con lui la gravidanza meno bella, nausee, una brutta ritenzione e a metà gravidanza l’ipertensione. Oltre a scoprire che era podalico e sperare che si girasse. Quindi, invece di godermi l’ultimo trimestre in santa pace a fare tutta una serie di cose che avevo in programma, mi ritrovai di nuovo con la paura di un parto prematuro, la terapia antiipertensiva e fare le macumbe per evitare un cesareo. Alla fine il bimbo non si girò: provai perfino il rivolgimento dall’esterno, ma il ginecologo mi aveva avvertita: o si girava subito o non l’avrebbe fatto proprio. E così fu: niente rivolgimento e parto programmato a quasi 40 settimane. E il piccolo, frettoloso pure lui, nacque a 38 settimane, ovviamente con un cesareo.
Io pensai finalmente di prendermi la mia rivincita: attaccarlo subito e allattare bene, come tutte. Ma niente nemmeno qui! Il bimbo, da podalico, aveva assunto una posizione viziata della testa, che gli aveva storto il mento. La presa al capezzolo era buona , ma non riusciva a tirare . Fui dimessa con un biberon in mano, un appuntamento al consultorio dopo 15 giorni e tanti saluti. E qui viene la parte polemica del mio racconto: l’ospedale dove ho partorito i miei tre figli è sempre lo stesso, quello famoso per l’allattamento. Peccato che negli anni tra la seconda e l’ultimo figlio, tre in tutto, è peggiorato talmente tanto che invece di aiutare, le infermiere ti mettono i bastoni tra le ruote. Le stesse persone che tre anni fa mi svegliavano di notte per dirmi di tirare il latte ora mi dicevano di rassegnarmi, che era il terzo figlio e non avevo tempo per dargli la tetta, di usare il biberon! Non ci potevo credere! Visto che sapevo bene come si doveva gestire l’allattamento in una situazione difficoltosa, ero io che andavo alla sala del tiralatte ogni tre ore a chiedere di tirare il latte per stimolare il seno, ero io che insistevo perché non dessero glucosate o biberon al bimbo e usassero il sondino al dito, e io che, allibita, assistevo a come le mie compagne di stanza fossero abbandonate a se stesse (e non si fidavano dei miei consigli, in quanto mamma e non infermiera).
 
Purtroppo, dopo tutti e tre i parti, io ho subito un po’ di depressione…in ospedale quindi ero in balia degli eventi, senza il minimo di grinta e con la lacrima facile. Ma mentre per la prima figlia fui assistita e incoraggiata anche da una pediatra, per l’ultimo mi è stato detto di aggiustarmi e di rassegnarmi. Potete immaginare con che morale tornai a casa. Oltre tutto dovevo far fare fisioterapia al bambino. Era urgente perché non doveva continuare a tenere male la testa e così, pensando di fare bene, tiravo il latte, glielo davo con il biberon e poi, dopo qualche giorno, credendo che si attaccasse bene, passai direttamente alla tetta. Dopo 15 giorni dalle dimissioni andai al consultorio: pesarono il bambino e…non era cresciuto niente! In pratica continuava ad attaccarsi male, benino con un paracapezzoli,  ma a non tirare e così dimagriva! Avevo quasi perso il latte perché il seno non era stimolato. E così di nuovo la solita storia: noleggio di tiralatte, stimolo ogni tre ore, anche di notte, integrazione alla tetta con latte tirato…insomma, erano i giorni delle ultime vacanze di Natale. Mentalmente gli diedi tempo fino all’Epifania. Mio marito era in casa e poteva aiutarmi, poi avrebbe ripreso a lavorare e io avevo anche le altre due bibinde. Ma alla fine il piccolo ce la fece e si attaccò bene! Quindi passai i suoi primi tre mesi di vita tra fisioterapista e consultorio, con un giro finale dall’osteopata che  risolse molti problemi al bimbo.
A 5 mesi e mezzo però il piccolo era piccolo. Molto nervoso, molto curioso verso il cibo…era cresciuto male a causa di continui rigurgiti, così iniziai a svezzarlo…e da quel momento è “esploso”.
Continuo ad allattarlo, anche tanto: non avendo mai voluto un ciuccio, l’unico modo che ho per calmarlo, in certi momenti, è il seno. Per non parlare della notte, che è tutta sua. Mi sveglia 3-4 volte e ciuccia di gusto. In questi giorni ciuccia così tanto che mi ha ingorgato un seno…stavo per correre al consultorio, ma poi me la sono cavata, tra impacchi caldi e attacco a rugby. Non so per quanto allatterò. Sicuramente almeno fino al suo primo anno. Proverò a dargli il latte vaccino, ma con molta calma. In famiglia non tutti lo digeriscono e quindi non insisterò…certo che però se mi berrà un bel biberon di latte di sicuro non glielo negherò. Visto come sta andando credo che andrò ben oltre il primo anno….ma non faccio previsioni.
 
Pubblico le mie storie perché forse possono servire come incoraggiamento a qualche mamma. L’allattamento per me è stato tutto tranne che facile. Sono convinta che se parte bene fin da subito è la cosa più liscia e semplice del mondo, ma se inizia male è molto facile scoraggiarsi e smettere. E’ faticoso come e più di un lavoro, bisogna avere un aiuto esperto, sostegno morale, ma soprattutto tanta voglia di allattare. Ho anche conosciuto l’approccio della lega del latte, ma non mi è piaciuto: troppo oltranzista, troppo esagerato…non fa per me. Ma è vero che se si vuole allattare e si hanno problemi, un po’ esagerati bisogna essere…nell’insistere a provare, nel non demordere, nel volerlo a tutti i costi. Ovviamente a misura di ciascuno: io per esempio ho allattato a letto per necessità, ma è una cosa che non mi piace. Scomodo per me, mio marito e per il menage generale della nostra famiglia. Non lo consiglio a nessuno, ma ovviamente a chi piace farlo lo faccia.
Sono amareggiata per come è andata all’ospedale: una struttura pubblica che funzionava in qualcosa in pochi anni è degenerata. Vive di rendita per la fama che ha, ma in pochi anni sarà come tutti gli altri ospedali. Per fortuna il consultorio funziona ancora bene, ma si ritrova a dover tappare le falle dell’ospedale. La pediatra di base dei miei bimbi ha voluto sapere nei dettagli com’era andata: sapeva di questo decadimento e voleva altre conferme. Dispiaciuta pure lei, perché per una serie di motivi (che so, ma non sto a spiegare), ora non sa dove indirizzare le partorienti che vogliono allattare.
Finisco qui il mio lungo racconto. Avrei molte considerazioni in più da fare, ma le lascio per un altro post. Per qualunque informazioni contattatemi pure via mail, sarò felice di approfondire con voi l'argomento!
A presto, Flavia

3 commenti:

  1. Cara Flavia,
    ho letto il tuo "racconto" con attenzione e ti faccio i miei complimenti per la tua grande forza, il coraggio e la perseveranza. Si sente la tua voglia di condividere la tua esperienza, davvero importante e significativa, per poter anche aiutare altre mamme che vivono situazioni simili alla tua e anche questo ti fa davvero onore. Ti mando un caro saluto e un grande abbraccio!

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  2. Cara Pia,
    grazie per essere passata di qua! E' da tanto tempo che non post più niente, ma vivo con le giornate molto piene e il tempo scarseggia sempre. Grazie per le tue parole...a rileggermi ormai sembra tutto acqua passata, ma quanto ho faticato!
    Un abbraccio anche a te e a presto!

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  3. Acqua passata: due parole che sono molto contenta di aver letto stasera!

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